martedì 20 ottobre 2009

La ballata dell'uomo-orso

«Dal folto del bosco intricato e pauroso,
piombato da forra, o antro fumoso,
s’udì nella notte un tremendo risuono;
dal buio nascosto squarciò come un tuono.

Giunse la nuova alla gente del posto
e tutti chiedevano ad ogni costo
da dove venisse o cosa mai fosse
il misterioso richiamo, le terribil mosse.

“Un’ombra pelosa!” qualcuno diceva;
“Un essere immondo!” quell’altro pensava .
“Diabolico essere, fetido e bestiale,
orrendo, inumano, reietto e brutale!...”(…)

“Piglialo, piglialo! Non lo mollare
Piglialo, piglialo per carità
Acciuffalo, afferralo che possa pagare
le nefandezze, le oscenità!” (…)»

Inizia così “La ballata dell’Orso” di Pierluigi Giorgio, in scena sabato 24 ottobre, ad Ortona dei Marsi, all’interno del ricco programma della manifestazione “Milonia”.
Pierluigi Giorgio, molisano, documentarista e autore di successo, approda nella nostra Marsica con un insolito e suggestivo spettacolo. I suoi documentari mettendo in luce realtà minori locali e raccontando di tradizioni popolari, etnologia e antropologia, dal 1990 sono trasmessi da GEO&GEO. Il ricercatore racconta come nasce il suo studio su questa antica tradizione e come ne è nato un percorso culturale così avvincente:
"[...]Mi si offriva la possibilità di raccogliere informazioni dalla viva voce del cosiddetto “Maestro dell’Orso” tale Andrea Valiante del 1920 che ne aveva raccolto la tradizione dalle mani del padre ed era stato interprete e poi istruttore di movimenti per altri interpreti. Con la voce di arzilli e simpatici anziani ho raccolto informazioni e le ho elaborate con quelle trasmessemi dall’etnologo Massimo Centini, torinese, autore di svariati saggi sull’argomento. L’azione in buona dose si svolgeva, poco, lungo le strade dissestate, sporche e fangose, molto, all’interno delle case in festa per il Carnevale. Il gruppo era formato dallo stesso Uomo-Orso e da altre due persone: uno lo teneva legato a catena e alla ribellione dell’Animale, intimorendolo o toccandolo con un bastone di legno o di metallo, comandava: “Orso, a posto! A posto, Orso! Orso olé!” L’Animale un po’ si placava, ma poi si agitava di nuovo emettendo versi gutturali. Un’altra persona era d’aiuto. Infine un gruppetto con strumenti arrangiati accompagnava musicalmente. Una volta in casa, l’Orso si metteva a quattro zampe e spaventava i presenti (soprattutto le donne) riuniti per la festa. Poi il “guardiano” comandava: “Balla Orso!” e lui danzava goffamente. Alla fine veniva offerto vino, biscotti o dolcetti. Si passava dunque ad altra casa. Il costume era raffazzonato alla meglio, con pelli scure di capra. Sulla testa -a volte sì, a volte no- erano presenti due corna di bue o di capra fermati su un legno arcuato legato sotto il mento. Non si sa se è un elemento aggiunto per creare maggior spavento o se elemento di antica usanza. Infine, una coda, a volte di cavallo o assemblata alla meglio e il volto umano sporco di nero. Almeno nel ricordo degli intervistati, non c’era sacrificio finale.” Studiare questa figura ”dionisiaca” è divenuta la mia passione e rappresentare la mia ballata in Abruzzo, terra simile per molti aspetti al Molise, è davvero stimolante.”

SABATO 24 OTTOBRE 2009-ORTONA DEI MARSI
Fonte: Magda Tirabassi, MArsica news

0 commenti: