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Un'immagine scattata dallo spazio rivela che la piana del Fucino è la valle più fertile d’IItalia.

Il caffè se inquina che piacere è?

E mentre le pubblicità ci raccontano di aromi sensuali e di luoghi di degustazione simili a boutique francesi, non ci rendiamo conto che preferendo la capsula alla moka non solo paghiamo un caffè 7 volte di più, ma contribuiamo ad inquinare l’ambiente.

La forza dell'uomo è nella verità

Alcuni vorranno toglierci la parola: il manganello può sostituire il dialogo, ma le parole non perderanno mai il loro potere, perchè esse sono il mezzo per giungere al significato e, per coloro che vorranno ascoltare, sono l'affermazione della verità.

PIL:una misura di sviluppo?

Ho sempre pensato che sviluppo e benessere inteso come qualità della vita andassero di pari passo...dunque il PIL è utile nella valutazione della qualità della vita?

lunedì 22 dicembre 2014

Ospedale di Avezzano: storie di luci e ombre che ti restano nel cuore


C’è una storia che parla di sanità e voglio raccontarvela perché sto imparando a mie spese che se ti trovi a giudicare un ospedale come “buono” o “cattivo” dipende non solo dai servizi o dall’organizzazione che la struttura ha da offrirti, ma soprattutto dalle persone che incontri. E questa storia va raccontata, elogiando l’operato di alcuni e denunciando le azioni di altri affinché nessuno si trovi a vivere l’orrore che ha vissuto mio fratello e che oggi a distanza di giorni alberga ancora nel cuore e nella mente di mia madre, di mio padre e nel mio. 

Non posso iniziare proprio dal principio della storia, anche se sarebbe ideale per farvi capire come siamo arrivati a questo punto, però sarebbe troppo lunga da spiegare e discretamente complicata. E’ sufficiente per ora, partire da Mercoledì 10 dicembre, quando mio fratello ormai allo stremo delle sue forze è stato ricoverato d’urgenza presso il reparto di neurologia dell’ ospedale di Avezzano con un quadro clinico estremamente critico, complesso ed altamente precario, eppure nonostante tutto lui ha lottato come un leone aiutato senza sosta da tutto lo staff medico ed infermieristico del reparto di neurologia che con grande passione, impegno e professionalità ha fatto di tutto perché Aronne, questo è il suo nome, potesse tornare a casa da noi. In particolare un grazie dal profondo del cuore alla Dott.ssa De Santis e a tutti gli infermieri di Neurologia e un grazie di cuore vero e sincero anche ai medici e agli infermieri del centro dialisi dell’ospedale di Avezzano dove Aronne ormai da tre anni viene seguito sempre con cura e attenzione, in particolare dalla dott.ssa de Nino. A tutte queste persone non possiamo che essere grati, grazie al loro impegno, Aronne la vigilia di natale torna a casa e come ha scritto su facebook l'amico Alessio, sovvertendo le festività e le cadenze del temporale, Natale quest'anno per la mia famiglia sarà giorno di totale e grande rinascita... praticamente una Pasqua!

Ma se da una parte c’ è chi ha lavorato mettendoci l’anima,  dall’altra invece c’è chi, pur indossando un camice bianco, “ritiene opportuno” non intervenire e così ti ritrovi a vivere una tragedia nella tragedia. Venerdì 12 Dicembre 2014 alle ore 13.30 mio fratello, in stato vigile, cosciente e sereno, dal reparto di neurologia viene portato giù al pian terreno per fare una risonanza magnetica; noi eravamo seduti nel salottino  antistante la sala della risonanza ad aspettare la fine dell’esame, ma dopo circa 15 minuti abbiamo rischiato di perderlo. Mentre eravamo in attesa mia madre ha sentito una tosse forte e insistente provenire da dentro. Ha gridato -“ma questo è mio figlio!” - e in un secondo si è alzata e ha spalancato la grande porta di vetro che separa la sala d’aspetto dalle stanze della risonanza, la scena davanti ai nostri occhi è stata orrenda: mio fratello da solo nel corridoio su un lettino completamente fradicio di sudore, con gli occhi sbarrati e fissi al soffitto che ansimava e tossiva con un liquido che gli usciva dalla bocca perché non respirava e stava soffocando: era in piena crisi cardiaca.  Mia madre urla chiedendo l’ossigeno, e il medico o tecnico (non so chi fosse) arriva pure scocciato dicendo “che vuole da me signo’? Ce lo avete già portato in queste condizioni” e nella stanza affianco con la porta aperta c'è una dottoressa alla quale mio padre chiede aiuto e la quale, a sua volta, con la calma più assurda che io abbia mai visto, si avvicina a mio fratello a mani congiunte e dice: “cosa posso farci? Non è un mio paziente”. Finalmente compare una maschera dell’ ossigeno, come sia arrivata lì non lo so, so solo che subito sono arrivati due angeli del reparto di neurologia, le due infermiere che avevano precedentemente accompagnato mio fratello giù per la risonanza. 

Erano disgustate e sconvolte quanto noi per quello che stava accadendo e per la parole dette, ma senza curarsi di niente e nessuno hanno preso il letto con mio fratello in piena crisi e nella frazione di un secondo lo hanno portato su in reparto, credo che abbiano volato, gli angeli hanno le ali dopotutto, e su in neurologia ancora una volta  i medici e i cardiologi presenti non si sono arresi e hanno combattuto assieme ad Aronne per rianimarlo. Mio fratello racconta che dopo un po’ che era dentro il macchinario della risonanza ha iniziato ad avvertire un senso di soffocamento, di claustrofobia, dice di aver suonato il campanello e che uan persona (il campione che vi ho descritto poco fa) gli ha detto di resistere ancora 5 minuti che stavano per finire. Ma mio fratello evidentemente quei 5 minuti non li aveva, dice che ha continuato ad agitarsi e anche a dimenarsi con i piedi per far presente che stava avendo questa crisi di tipo respiratorio e che addirittura  l’altro (il campione, sempre lui) si sia permesso in maniera volgare di lamentarsi perché aveva fretta di finire il suo turno. 

Non conosco i nomi di queste due persone della risonanza magnetica, ma erano di turno quel venerdì 12 dicembre alle ore 13.30; abbiamo segnalato l’accaduto al direttore del reparto di radiologia, ci auguriamo che vengano fatti approfondimenti e intraprese le dovute azioni del caso. Anche se sinceramnte poco ci credo.

Ho voluto raccontare questo episodio perché il silenzio e l’omertà stanno portando questo Paese allo sfascio, ho voluto raccontare questo episodio affinchè nessun altro si trovi a dover vivere quello che abbiamo vissuto noi. Ho voluto raccontare questo episodio perché la superficialità e l’incompetenza di alcune persone deve essere messa al bando e perchè non si può continuare a subire e lasciare che le cose passino inosservate.